Cos'è l'osservabilità (e cosa non è)

Alessandro Mengoli

“Observability” è una parola che negli ultimi anni è entrata nel vocabolario quotidiano degli sviluppatori. Ma cosa significa davvero? È solo un sinonimo elegante di monitoring, o c’è qualcosa di più? In questo breve articolo proviamo a chiarire il concetto e sfatare alcuni miti comuni.

La definizione essenziale

In ingegneria dei sistemi, l’osservabilità è la capacità di comprendere lo stato interno di un sistema complesso osservandone solo l’output. Nel contesto software, questo significa poter rispondere a domande come:

  • Perché questa richiesta ha impiegato 3 secondi?
  • Perché questo servizio è andato in errore?
  • Cosa stava succedendo nel sistema quando si è verificato il bug? Se il tuo sistema ti permette di rispondere a queste domande senza dover aggiungere codice, allora è osservabile.

    Observability ≠ Monitoring

    Il monitoring risponde a domande che conosci già. Esempio:

  • “Mandami un alert se l’uso della CPU supera l’80%.” L’osservabilità ti permette invece di esplorare l’ignoto. Esempio:
  • “Perché solo i clienti tedeschi hanno avuto un timeout oggi?”

    💡 In breve: monitoring = noto. Observability = sconosciuto ma indagabile.

    Gli strumenti non sono l’observabilità

    Un errore comune è pensare che basti raccogliere log, metriche e trace per “avere observability”. Ma non è così. Gli strumenti sono segnali — servono, ma da soli non bastano:

  • Se i log non sono strutturati, non aiutano.
  • Se le metriche non hanno contesto, sono inutili.
  • Se le trace non sono collegate tra loro, non raccontano la storia. L’osservabilità è una proprietà del sistema. Gli strumenti la abilitano, ma è il modo in cui vengono usati che fa la differenza.

    Perché ne abbiamo bisogno?

    Perché oggi i sistemi non sono più semplici:

  • Microservizi
  • Code asincrone
  • Chiamate tra regioni cloud
  • Failover e retry automatici In questo mondo, il classico approccio “log + alert email” non basta più. Serve uno stack osservabile, in grado di dare contesto, correlare eventi e guidare l’indagine.

    Come si costruisce l’osservabilità?

    Non è un prodotto che si compra. Si costruisce così:

  • Strumentando il codice in modo coerente
  • Correlando segnali tra servizi
  • Definendo convenzioni e standard condivisi
  • Separando raccolta e visualizzazione, per restare flessibili Ed è qui che entra in gioco OpenTelemetry.

    Conclusione

    L’osservabilità non è un tool, né un cruscotto. È la capacità di fare domande al proprio sistema e ottenere risposte affidabili. Nel prossimo articolo vedremo come OpenTelemetry aiuta proprio in questo: è lo standard open-source che permette di raccogliere, strutturare e unificare i segnali osservabili — in modo vendor-neutral e portabile.

    👉 Continua la serie: Cos’è OpenTelemetry e perché tutti ne parlano

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